Risposta al test: “Che tipo di zanzariera sono”


Il testo del test lo trovate qui.

1) A.Gemma, o un paranoico complottista: vedete il conflitto ovunque,vi vogliono fare tutti fuori, vogliono usare la vostra pelle per ricavarne del denaro. Che drink? bevete tutto, purché sia offerto.

2) Siete una persona noiosa, perché state leggendo questa cosa? Non vi è una perdita di tempo? Fra 5 minuti comincerete a dire cose tipo: ah ma chi è che ha sprecato tempo per scrivere tali stronz… – Che drink?bevete tequila sunrise o quella cosa all’ananas.

3)Silvio Berlusconi – bevete “i liquidi” ma whisky nelle pause.

4) Pier Luigi Bersani – bevete vino rosso.

5) Siete me. Scomodi e paranoici.Durante il tempo libero vi sedete ai tavolini dei bar e guardate la gente mentre pensate a un modo pulito di far fuori tutti.(bevete roba tipo Martini, moscow mule,sex on the beach se proprio)

6) Non vi sentite nessuno di queusti? Bravi! Avete appena scoperto di essere intelligenti (quindi leggete 2), voi però bevete bloody mary

Ci siamo trasferiti

Ebbene, tutti prima o poi si spostano. Se eravate affezionati al mio piccolo portale sul mondo, potete continuare ad esserlo, andando su www.bananetouringclub.com, tenendo presente che ho voluto provare qualcosa di nuovo.

Un bacio a tutti (sì ma per finta),

vostra Jane

Che fai? Scappo

Surfeggio su web e noto questo bel sito. giovanidispostiatutto.com Ottimo, penso, finalmente qualcuno si incazza. Mettiamo sia una pubblicità: geniale. Qualunque cosa mi vogliate vendere, la comprerò. Resto colpita però da un commento di un utente: stipendio in Italia 800 euro al mese, in Germania 85.000 euro lordi all’anno con benefits. L’utente si chiede: “Pensate che tornerò mai in Italia?”.

Piuttosto, perché in Italia non siamo in grado di fare scioperi di settimane, come in Francia, di far valere i nostri diritti? Semplice: il diritto ce l’hanno rubato non insegnandoci che cos’è un diritto. Poca educazione civica nelle scuole, sindacati pieni di sindacalisti che arrivati ai vertici dicono “cos’è che facevo?”. Non ci si unisce, non si protesta, e si parla di Bunga Bunga.

Abbiamo un lavoro. Abbiamo due lavori, abbiamo tre lavori. Ci offrono degli altri lavori, mille lavori. In questo assurdo stato delle cose 1000 euro non è il minimo salariale ma un miraggio; lo stato sociale è in verità la mia famiglia, come scrive Ilvo Diamanti su Repubblica.

Insomma, ce l’abbiamo sempre nel culo. Ce ne accorgeremo solo quando, e se, ce lo tolgono. Alla risposta “hai mai fatto sesso anale?” sappiamo tutti rispondere: “sì, ho cominciato al primo stage“.

Mai smettere si sperare dicono, ma intanto, mentre siamo a 90, per sicurezza faccio le valigie, poi voi fate quello che volete.

Lo Stalker is in the air

Vogliamo ringraziare la Carfagna, ministro per le pari opportunità, prima di tutto di esistere. Se non ci salverà l’amore, ci salverà il bello. In secondo luogo, vogliamo ringraziarla per averci insegnato come distinguerci nell’ars orandi. Grazie Mara. In terzo luogo, ti vogliamo ringraziare per la legge sullo stalking. (No, ma è una legge promossa dal direttivo Prodi, e poi Concita de Gregori, Concitina… poi, infine, approvata da – E il passante di Mestre, chi l’ha fatto? No ma il passante di Mestre ha fatto tutto il Pd . Ok, chissene frega chi ha fatto cosa: poi ve lo siete fatti rubare e siamo alla frutta perché non avete ancora capito che i problemi sono 1) il precariato 2) la disoccupazione 3) uso e abuso degli stage. A noi giovani non può fregarcene di meno se dopo 15 anni di processi mi arrestate lo stalker, se dopo 40 anni di contributi versati, fate il ponte sullo stretto, se finalmente finite la Salerno-Reggio Calabria.
Ci stiamo facendo un culo per sentire alla radio vallette di mezza età, assurte a opinion leader – ma de che – dire: “ No ma i giovani d’oggi non hanno il senso del sacrificio”; “Non avete il senso del lavoro”; e lo dite voi, generazioni di mezzo, mentre da sottobanco beneficiate di manodopera semigratis, per farvi le vacanze di Natale ai Caraibi perché “sono molto stressato”, e mangiate sul lavoro di qualche giovinetto che si fa 8 ore al giorno per meno di 500 euro al mese: siete voi che fate schifo. E il sacrificio sapete dove potete mettervelo, nel punk.) Fortunatamente però siamo belli e

L’amour nous sauvera

Ma non è proprio di questo che vorrei parlare, mes chers. Non so se vi è mai capitato di innamorarvi, di essere corrisposti quel giusto per cadere come peri e poi di non essere più corrisposti. Cioè insomma, di rimanere inculé. Voilà.
Credo sia capitato a tutti e se non vi è capitato non è certo perché siete più fighi, non né certo perché siete più furbi, ma è perché non avete vissuto e forse fate passare le buone occasioni come rondini in cielo. Ma una rondine non fa primavera: L’amore pensato, lo chiama Gazzè. Stop.
Comunque, le delusioni d’amore sono all’ordine del giorno. Saperle affrontare significa saper vivere. Non si sa mai che fare in vero, se le si sa affrontare troppo bene finisce che non ci si innamora più.
Quando siete nella fase del bruciare foto, fare un falò dei ricordi e cercare di non sentire più l’amato è qui che si verifica lo stalking. Uno stalking silente, indiretto e involontario. Lo stalking che l’altra persona incoscientemente vi fa, uccidendovi lentamente, per mezzo dello Stalker.

Ma tutto è vano senza esempi.
Un giorno mi piaceva, anzi ero innamorata, di un ragazzo che si chiama G. Ero al liceo, volevo dimenticarlo ma non ci riuscivo per via del fatto che mmmm ne ero innamorata. Comunque ce la mettevo tutta. Un mio compagno di classe, uno di quei giorni di nebbia, dice: “G@@@e”. Era 2 file dietro di me, io mi giro e gli dico: “ Come fai a saperlo?” lui mi chiede: “sei pazza, non ho detto niente” io: “Tu hai detto quel nome” “No, non ho detto nulla” “Vaffanculo” “Che nome?!” “G@@@e”. Non è dato di sapere se l’abbia detto veramente, ma da quel giorno il mio compagno cominciò a sussurrare e a scrivere quel nome ovunque. E’ chiaro che lo Stalker stava lavorando contro di me.
Un’altra volta mi è capitata con un altro nome, M. Ora sapete bene come sia raro trovare una persona che si chiami M. Quel giorno che bruciai le foto lo si sentiva ovunque
“Ciao sono M da Roma” alla radio.
“Andiamo a mangiare la pizza, da Di M”
“Mattonelle M Mattei”
“ Piacere, M”

Una persecuzione. Per non parlare dei ricordi e dei luoghi, delle notizie alla televisione. Tutto tutto vi fa stalking. Un giorno, non ci potrete credere mai, trovai una lettera per terra, era la lista della spesa. Fra gli oggetti in lista “ gianduiotti baratti milano”: i suoi preferiti, quelli che quel giorno ne mangiammo 15 kg in treno, sì. Chi cazzo è che nella lista della spesa in mezzo alla carta igienica e il dentifricio mette i gianduiotti più buoni, più cari al mondo e mezzo introvabili in una città come Padova? Lo Stalker. Era chiaro che era intervenuto sulla lista, mettendoci i gianduiotti. Oppure in una discoteca del nordest, conobbi un giovane che parlava di calcio, “ che squadra tifi?” “ Torino” la squadra del ragazzo che dovevo dimenticare, ma va? “ma perché?” Lui non mi rispose. Ma la risposta sarebbe stata “Me l’ha detto lo Stalker di dirtelo”. E non ditemi che non e capitato anche a voi. E ancora, mi è successo di avere a che fare con un ragazzo che si firmava come il mio amato, ma che si chiamava totalmente in un modo diverso “Scusa ma perché?” “ Mi piace il nome”. No. Era stato lo Stalker a dirglielo. Un’altra volta mi è capitato di andare alla stazione, prendere un treno, sedermi,il tempo di prendere fiato per la gran corsa, girarmi un attimo e vedere esattamente lui alla mia destra, ma fuori dal treno, al binario opposto, al telefono. Lo stalker è incredibile, riesce a organizzare tutto e tutti come pedine.

Per battere Lo Stalker c’è pochissimo da fare. Cercare di non farsi trovare: vestirsi di scuro d’inverno e mettere calzari alati d’estate. La velocità è importante. Fare finta di nulla è altrettanto importante, l’indifferenza: non trasalire se si sente il suo nome, non gesticolare se alla tv o nel giornale riportano qualcosa che sembra ricordarvi la persona. Insomma cercate di non farvi notare. Dovete stare in un eterno trallalatrallalatrallala… se trovate liste o cose strane rispondere con un “ma va?” e poi fuggite, fuggire a ogni buona occasione, o lo Stalker vi troverà.
E ricordate: non one’s gonna find you when you’re hiding in the dark. Nessuno vi troverà se vi nascondete al buio, cioè bene. Nemmeno lo Stalker, ovvero il caso, o insomma lei: la maledetta primavera.

Thanks Niceh for this song, very suitable for this post.

La candida non è esattamente il primo esempio che mi è venuto in mente

Se non esistessero i messaggi, le mail, FB, le chat, io sarei una donna fottuta. Così come le lenti a contatto, questi mezzi di comunicazione mi hanno sempre consentito di avere una vita sociale: fidanzati, amici, coniglietti sono tutte conquiste conseguite per mezzo dello scritto. Non avrei mai avuto tutto questo se avessi solo parlato. Scrivere ti dà modo di immaginare e di darti tutte le chance che ritieni: rivivere, ricreare- e non “forse se avessi detto questo, ma se avessi detto così… no no no ho sbagliato tutto: mando un sms”
Questo perché in fondo io non so mai cosa dire al momento giusto; a volte diretta, a volte fuori luogo, a volte criptica: il più delle volte la gente mi guarda con una faccia tra lo stranito e il biasimo alla Jessica Fletcher quando scopre l’assassino e in un certo senso, comprende il movente.

La pedana

Ero in discoteca, ballavo su una pedana. La pedana era una palco e la discoteca era in verità un circolo. La pedana era un palchetto di cemento sopraelevato di 50 cm, la discoteca un circolo associativo, ok: un circolo associativo vagamente underground dall’arredamento eclettico e la fauna indiefag un po’ erasma, un po’ facciamosessocheimportachefacciahaiechiseichissachesaradinoiloscopriremosolovivendo– insomma il Fishmarket.
Un tipo passa, con la foggia di un macellaio ungherese mi taglia la strada e mi fa cadere nel baratro dei piani bassi. Io mi sento affrontata, dico al mio amico: “Hai visto? Adesso mi sente!”
Il mio amico mi guarda come se gli avessi detto che sono lesbica: non capisce un cazzo.
Busso alle spalle del tipo, il tipo si gira, mi guarda e aspetta. Io non so che dire. Goffamente gli dico: “ Tu… non puoi impedirmi di frequentare l’area della pedana”
Lui mi guarda come se fossi una menomata mentale. Dice: “Quale pedana?” Io cercando vanamente di sembrare incazzata rispondo: “quella pedana. Il palco. Lo spazio sopraelevato: mi hai spinto giù” lui: “Ah, ok scusa. Scusami davvero” Io dico: “ok”
Sta per dire qualcos’altro ma io vado dal mio amico e dico: “Gliele ho suonate: gli ho detto che non ha il diritto di non farmi frequentare la pedana” Il mio amico mi fissa, ed è fisso, come una statua, per lo stupore.

Le torture

Un’altra volta sono andata in un locale dall’aspetto finto medievale: uno di quei posti con le mura, le tavole di legno, tanto spazio. Parlavo coi gestori, e ciascuno diceva una cosa: “potremmo mettere delle danzatrici del ventre medievali” (tra me e me: che cazzo di differenza c’è tra medievale, o moderno o antico, se è del ventre?) “potremmo mettere una ghigliottina” “ la ghigliottina è di epoca moderna” puntualizziamo, “potremmo mettere una gogna” tutti entusiasti , tutti compiaciuti delle loro idee, “potremmo mettere un ponte levatoio”, grida di giubilo,“potremmo mettere dei cavalli” io ad un certo punto “mettete una stanza delle torture”.

Silenzio. L’entusiasmo si spegne,biasimo.

Un dj
U n giorno stavo parlando con un dj di diete. Tipo simpatico, soprattutto perché non sembra badare veramente a ciò che dico, è evidente che ha avuto contatto con casi umani ben più gravi del mio. Quindi mi sento sempre a mio agio. A volte mi fissa con incertezza, ma ho scoperto che è miope e che non mette gli occhiali perché non è più un ragazzino.
Io:Vuoi un pezzo di pizza?”
Lui:“No, non mangio lieviti, mi devo tenere in forma per i pranzi e cene di nozze a cui vado di continuo”
Io:“Ah. Ma stai bevendo una birra”
Lui:“Beh ma è piccola”
“Sì certo” dico “Se ci pensi l’alcol della birra poi è uno zucchero. Tutto quadra:lo zucchero nutre i lieviti. Per quello, quando hai la candida non puoi mangiare zuccheri, cioccolato, alcol. Perché la candida è un lievito.”

La candida.

Queer as Folk

QAF è una sit com, come potrete senza dubbio trovare su wikipedia e in streaming, andata in onda dal 2000 al 2005, non in Italia. Credo su sky o simili. C’è in 2 versioni, una Usa e una Uk; in Uk è fallita: le scene di sesso appesantivano troppo il tè pomeridiano. Peccato, certe proprio meritano. I protagonisti sono 4 amici gay. Qualcuno l’ha paragonata a Sex & the city al maschile e gay; ma non è così: è molto più profondo e tocca temi e problemi dell’omosessualità. Ma non è questo il punto

Il punto è che Brian Kinney, protagonista interpretato da Gale Harold, è bellissimo.

NO, nemmeno questo è il punto.

I gay hanno l’aids
Scoprii dell’esistenza degli omosessuali alle elementari. L’occasione fu la morte di Freddie Mercury: la maestra era affranta. Ci disse che era gravemente malato di Aids, e che se l’era presa perché, in quanto omosessuale, faceva sesso non protetto. Io mi presi subito bene perché ci aveva spiegato l’etimo di omo ed etero, andai da mia madre e le comunicai che i gay hanno tutti l’aids. Ma anche i tossicodipendenti, seppi poi.

I gay tradiscono, i gay non amano
Poi andai a Parigi e conobbi un colombiano che, oltre a non drogarsi, era gay e aveva un partner fisso con cui conviveva da 5 anni. Io stupita, a 22 anni, dissi: “pensavo che voi gay foste tutti a caccia di cazzo, che non credeste nell’amore”. Col tempo ho imparato a vergognarmi di tale asserzione. Ero rimasta all’insegnamento della maestra, ma soprattutto

In tempi di guerra
Un giorno mi capitò di parlare con un tipo belloccio anche se basso che mi illustrava con argomentazioni forti che i gay non conoscono le unioni fisse. Io, ormai venticinquenne spazientita gli dissi: “perché scusami, tu non hai mai tradito la tua fidanzata?” Glielo sparai fisso negli occhi, un po’ seduttiva, come a fargli capire che se non l’aveva ancora fatto avrebbe avuto una buona occasione quella sera stessa. “Sì”, abbassò lo sguardo per pochi attimi, “ma non era una cosa dichiarata”, “beh” pensaci: “sei solo meno onesto”.

Ogni buco è trincea
Però è anche inutile portare certi esempi, che non vogliono dire nulla: gay, etero, siamo tutti uguali – tutti tradiamo, tutti siamo fedeli, tutti amiamo e tutti smettiamo di amare. Tutti vorremmo provare una volta nella vita una dark room; tutti proviamo disgusto per le dark room. Tutti speriamo, in fondo, che tal persona conosciuta in chat sia quella della vita.

Il punti sui quali ho avuto modo di riflettere durante questi mesi (…), giorni che mi sono guardata la serie sono veramente tanti. Vorrei dire che spalmerò nel tempo tutte le mie argomentazioni: non so se sarà così.

Perché i gay non possono formalizzare le loro unioni?
Così, finché ne ho la forza e la voglia dico una cosa tanto semplice: perché i gay non possono formalizzare le loro unioni e avere gli stessi diritti che hanno gli eterosessuali? Perché non dovrebbero avere lo stesso diritto degli eterosessuali, o almeno la stessa speranza, di costruire qualcosa, anche solo la vita, con un’altra persona?
Che cos’è l’amor? Aimer c’est regarder ensemble dans la meme direction – questo dice il piccolo principe- amare è guardare nella stessa direzione, non guardarsi negli occhi. Il che è sinonimo di guardare avanti, voler condividere, fare dei progetti. L’amour c’est partager deux solitudes
Perché gli omosessuali, gay e lesbiche, non possono guardare nella stessa direzione con le stesse tutele degli eterosessuali? Quella coppia di Parigi viveva col fiato sul collo perché entrambi extracomunitari, l’uno con la cittadinanza in forse, l’altro clandestino; la cittadinanza dell’uno non avrebbe permesso, per mezzo del matrimonio, come spesso succede per gli eterosessuali, all’altro di ottenere la cittadinanza.
Ok, direte voi, ci sono altre vie. Ma le altre vie sono sempre meno . Meno tutele, meno diritti. Senza contare a tutte quelle scene da telefilm con ammalato gay in ospedale e compagno che non può assisterlo. Sarà vero? Non so.

Pater, remitte illis, quia nesciunt quid faciunt

Non dare a tutti le stesse possibilità è discriminare. E discriminare è ingiusto.

EVITATE TUTTO, MA NON I FIGLI

Uno studio dell’università del Dakota dello scorso novembre ha stabilito che avere figli fa bene: mantiene il cervello fresco e giovane; inoltre aumentano le possibilità di non morire da soli.

L’altro giorno ci è venuta in mente questo studio, uscito in un mensile, il Reader’s digest, a proposito della recente notizia della Nannini incinta. Il discorso è venuto fuori anche nei ritrovi con la comunità gay di Vigonza, molto nutrita di elementi dal formidabile acume, i quali, da sempre, si giocano le palle sull’omosessualità della donna. Io francamente, non ho mai pensato che il figlio potesse essere stato concepito con i metodi tradizionali. Loro sono molto meno magnanimi, si riferiscono a concepimenti avvenuti in fattoria.

Tuttavia, lo studio è così ben fatto, e riporta esempi così verosimili che io ho subito pensato che la Nannini l’avesse letto e si fosse spaventata.

Ecco i casi riportati

Le primule di primavera

“Una signora francese, viva e vegeta, raccoglie dai 5 ai 6 quintali di primule al dì. Abita in u n villaggio, che si chiama “primèvere”, ovvero primula, nel Poitou. Questa signora è una fan persa di Charles Aznavour. Un giorno, il maligno del villaggio, detto Jerome, sapendo di questa sua passione unita alla zitellaggine, le indica una casa dimessa dal pavimento aranciato, abbandonata , e le dice: “Lì Edith Piaf scoprì Aznavour”, “un patto di primule sancì la loro amicizia”. Al villaggio poi, non è difficile trovare primule, sicchè la storia sembrava proprio verosimile. Così, la donna, da quel giorno, per omaggiare Charles, decise di raccogliere dai 5 ai 6 quintali di primule al dì, poi spartiti in vasetti da 50 g, immaginate voi quanti! – piazzati di fronte al cancelletto della casolare.”
Lo studio lo riportava come caso di demenza dovuto all’assenza di procreazione.

Una spia russa dal gomito pesante

Un’altra storia è quella di Peggy Bonfante, una vecchia italoamericana di origini russe, di manhattan. La donna, in vita, era stata uno di quei pezzi grossi della banca bolscevica, nella fattispecie una di quelle donne che passa informazioni segretei dentro alle ricette della parmigiana. Insospettabile. Aveva svolto il suo lavoro alla perfezione, aveva ricevuto tutti gli onori e i meriti, ma non aveva avuto figli; questo per scelta sua: se ne girava sempre con una pillola del suicidio in bocca, non se la sentiva, così precaria, di mettere al mondo figli. “Se non ho figli”, diceva,” tanto vale non avere un uomo “ – vecchia volpe femminista. Non pensiamo fosse lesbica, in quanto i colleghi dicono di lei che non curasse la depilazione. Comunque, così come non si curava i peli, non si curava i denti. Un giorno, un ascesso in corso, dolori acuti, mezza inferma sul divano non riesce ad arrivare al telefono; non riesce ad arrivare al vicodin. Fortunatamente, o, ahimé sfortunatamente, a fianco al divano ci sono 28 bottiglie di acqua san pellegrino . Il frizzantino le anestetizza per pochi secondi la parte dolorante, che poi deglutisce. Così passa tutto il dì seduta sul divano e si fa fuori le prime 14 bottiglie. Ci pensa su e va avanti. Si fa fuori altre 7 bottiglie e perde conoscenza. Bussa la vicina, chiama la polizia e la trovano gonfia e riversa sul divano bagnato di pipì. Inutili i tentatiivi di farle mangiare del sale per attirare l’acqua in pancia: ormai ha già innacquato il cervello. Dicono che la vicina, mentre l’autombulanza se la portò all’ospedale, rubò le bottiglie rimanenti.

Il bolo assassino

Un’ultima storia, quella di un claustrofobico del winsconsin, di 55 anni, ingegnere col vizio di mangiarsi dai 15 ai 25 pacchetti di ciunghe al giorno e di attaccare il bolo al soffitto prima di andare a letto. Senza figli. Lo studio dice che proprio la carenza di affetto che un figlio può darti lo portava a farsi fuori quelle ingenti quantità. Il punto è che non ne sputava nemmeno una: uno sopra l’altro, i confetti di vigorsol alimentavano la palla di bolo, finché non si faceva l’ora di andare a letto. La quantità di pacchetti assunti dipendeva esclusivamente dalla composizione della saliva, che andava a rendere più o meno voluminosa la ciunga. Quest’uomo, Richard Alfred Murray – per gli amici Fred -, aveva però un piccolo problema di respirazione mentre dormiva, e russava alla grande. Un anno, il 1989, anno di rigido inverno e ingenti nevicate, Fred va a letto nella sua casetta di legno e di montagna. Ora sapete come tutto vibra molto di più se di legno. Insomma, una notte un masso di neve cade sul tetto, e provoca spostamenti pari a quelli di un terremoto. Fred dorme, a bocca aperta, e il colpo gli fa cadere il bolo ancora umido dritto in gola. Vani i tentativi di chiedere aiuto. Cosa sarebbe successo, se avesse avuto dei figli? Dice lo studio. Di sicuro non avrebbe mangiato tante gomme… dicono che la Vigorsol comunque si sia fatta carico dei funerali.

Ora, a sentire queste storie terribili, viene proprio voglia di procreare, no? E così è stato per la Nannini.

Pillola del suicidio: la vecchiaia, 2′ parte

1 puntata.

Niente ragazzi, la faccenda è confermata. Quest’oggi sono andata alla prova del trucco di HR e ho trovato un ottima fondotinta che mi elimina le segnatissime occhiaie. A volte basterebbe dormire – penso, mentre verso nelle casse della profumiera 38,50 euro.

La dicitura è in inglese e in francese. Si chiama “Istant V lift”. “Sculpting foundation firmness – anti wrinkle effect. La parola “firmness” mi fa venire in mente la mia pelle cadente e poco soda che viene resa budinosa dal fondotinta. Quanto a wrinkle, il suono mi fa venire in mente solo una cosa: zampe di gallina: wrnkle wrinkle wrinkle… galline che camminano sui miei occhi che si fanno globulari per lo shock.

Il francese non è meglio con il suo “fermeté”: pelle al burro.

Insomma è finita. Consegno le carte. Ancora pochi mercoledì universitari. Poi il lauro, le rughe, il lavoro, i trent’anni, lo smettere di fumare,l’avere figli, sposarsi, crescerli e invecchiare e finire nella tomba per uno di quei motivi assurdi – le è caduta una mattonella in testa, passava di lì. E io dovrò preparare in anticipo una poesia di Cardarelli da affiggere da una qualche parte.

Per il momento però, mentre aspetto, mi faccio un long island .Al cianuro.

Pillola del suicidio: la vecchiaia

Diversi sono i modi in cui si contrae la vecchiaia. Io l’ho contratta in profumeria.

L’estetica e il rito dell’incontro con la commessa prevedono reciproche abluzioni di bon ton.
“Ciao cara”
“ciao bella”
“che fantastico trucco da femme fatale tesoro, sono i nuovi colori inverno?” – in verità i nuovi colori son sempre quelli.
“Sì, ti piace?”
“Ti sta divinamente. Senti… mi servirebbe un fondotinta. Io uso Aqua Parure di Guerlain, numero 3. Ma costa troppo. Non è che c’è qualcosa di altrettanto buono ma meno caro?” dico, tamburellando le dita sul tavolo di vetro e osservandomi lo smalto ben steso, ammirandomi le mani che vedo però un po’ secche…
“Oh sì, guarda: la prossima settimana c’è la visagista di HR, vieni e ti fa provare qualcosa”
“Ok ma ultimamente passo il mio tempo davanti al pc, non vorrei mi truccasse per passare la serata al pc…. comunque, ok”
“Senti, intanto prova questo nuovo di Pupa
Io prendo e ficco in tasca: ok, ci vediamo martedì”

Mi spalmo il fondotinta, niente male, niente male davvero: texture corposa al tatto, ma si stende bene, forse non adatta all’estate ma vabbè – penso – si va verso l’inverno…. leggo il nome del prodotto:
“FONDOTINTA ULTRA LEVIGANTE. Effetto giovinezza. Specifico prime rughe” – ahahahahahahahahahahahah – rido nervosamente – ci deve essere un errore. Mantengo la calma – trallalà…Sicuramente, dico, sicuramente quell’altro che mi ha dato è diverso.
Apro la borsa e prendo l’altro: “FONDOTINTA ULTRA LEVIGANTE.Effetto giovinezza. Specifico prime rughe”.
Vedo che sotto c’è scritto: ideali per pelli normali e secche.
Ok, penso, non è il mio caso: ho la pelle mista non secca. Cioè forse normomista. Mi ha dato un fondotinta a caso, dico, a CASO. Trallalà Trallalà.
“ma che roba hai in faccia, ti sta benissimo”
“il mascara dici”
“no… il colore della…”
“matita vero? è viola sta bene”
“pelle”.

NESSUN ERRORE. HO CONTRATTO LA VECCHIAIA – CRAC

Colazione da Tiffany – Truman Capote (1° parte)

Ero partita con l’idea di confezionare un post sull’amore – di cui ho una copia in bozze. Ma poi la tesi, il caldo, la bella musica, le ferie finite: chi ha onesta volontà di condividere amore con voi che vi aspettate vanità di vanità, non amore, da me. E se volete amore non posso darvelo . Per cui, diamo adito a questa montatura, col rischio di passare per un’abulica geisha, e parliamo di recensire i libri.

Vi dirò in poche righe che per me una recensione non abbisogna d’altro che di citazioni dal testo; questa cosa l’ho maturata dopo anni di lettere quindi capirete bene l’utilità degli studi. Se devo analizzare un testo lo so fare; se devo smontarlo in mille pezzi e trarne i lati positivi e negativi lo so fare – senza, purtroppo avere la lucidità analitica di un (che Dio l’abbia in gloria) Dante Isella.

Però però questa è la prima parte di un post che vuole fare qualche riflessione su Colazione da Tiffany: il libro e il film. Non dirò quelle banalità intellettuali che vedono in pole position il libro, così, a priori. Certo, a dire la verità io preferisco i libri. Ma solo perché tra guardare un film e leggere un libro, ho sempre preferito leggere un libro – una bambina, adolescente, giovane adulta d’altri tempi forse? O un’arrogante presuntuosa che ama immaginarsi le storie e i personaggi, senza mediazioni? Quale delle due sia, quasi non ha importanza. C’è chi va a correre per dimagire e chi per fumarsi un pacchetto di sigarette dopo. Chi fa sesso per conseguire orgasmo e chi per donare gioia. Chi va in bagno 7 volte al giorno e chi si ammazza di kiwi. Un’incallita realista o una romantica sfrenata. O il colon irritabile. C’è chi riesce a essere tutt’e due, a giorni alterni. Free.

Il testo, in italiano, la biblioteca di repubblica.
@@@
“Oh, ci si abitua a tutto”, risposi, irritato con me stesso, perché in realtà ero orgoglioso della mia sistemazione.
“Io no. Non mi abituo mai a niente io. Chi si abitua a tutto tanto vale che muoia”.
@@@
“A proposito” continuò lei “ conoscete per caso qualche simpatica lesbica? Sto cercando una compagna di stanza. Su, non ridete; sono maledettamente disorganizzata, io, e non posso permettermi il lusso di una domestica. Sul serio, le sporcaccione sono meravigliose donne di casa, vogliono sempre sbrigare loro quello he c’è da fare, non c’è mai bisogno di pensare alle scope, al frigorifero da sbrinare, alla biancheria da mandare dal lavandaio. Avevo una compagna di stanza a hollywood, che recitava nei western, la chiamavano la Guardia a Cavallo; ma devo riconoscerle che in casa era meglio di un uomo. Naturalmente, gli altri non potevano fare a meno di pensare che fossi un po’ lesbica anch’io. E lo sono, naturalmente. Tutte lo siamo, un po’. (…)”
@@@
La ragazza (Mag wildwood, modella amica di Holly) rappresentava un trionfo sulla bruttezza spesso più attraente della vera bellezza, se non altro perché sottintende un paradosso. Nel suo caso, in contrasto con lo scrupoloso metodo del semplice buon gusto e dell’acconciatura scientifica, aveva ottenuto l’effetto ricorrendo al trucco opposto, quello di esagerare i difetti; li aveva resi ornamentali, sottolinenandoli sfacciatemente”
@@@
Mildred Grossman e Holly Golightly avevano questo in comune. Non sarebbero mai cambiate perché avevano assunto il loro carattere troppo presto. Il che, come le ricchezze improvvise, porta una deficienza di senso delle proporzioni: una era diventata un’incallita realista, l’altra una romantica sfrenata. Le immaginai in un ristorante del futuro: Mildred che studiava ancora il menù per calcolarne i valori nutritivi, Holly ancora golosa di tutto ciò che elencava la lista”
@@@
“Non amate mai una creatura selvatica, signor Bell “ lo ammonì Holly. “E’ stato questo lo sbaglio di Doc. Si portava sempre a casa qualche bestiola selvatica. Un falco con un’ala spezzata. E una volta un gatto selvatico adulto con una zampa rotta. Ma non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica; più le si vuol bene più forte diventa. Finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi su un albero più in alto. Poi in cielo. E sarà questa la vostra fine signor Bell, se vi concederete il lusso di amare una creatura selvatica. Finirete per guardare il cielo”
“ E’ ubriaca” mi informò Joe Bell
“Moderatamente” confessò Holly.
@@@
(Holly)
“ Devo aver speso un dollaro per ogni maledetta stella del maledetto planetario. E’ una seccatura, ma rispondono sempre che le cose buone ti capitano soltanto se sei buona. Buono? Questo è già più vicino a quel che intendo io. Non un’onestà di tipo legale – io non ci penserei due volte a profanare una tomba e a rubare gli occhi a un morto se pensassi che può contribuire al mio divertimento quotidiano – ma un’onestà nei confronti di se stessi. Sii quello che vuoi ma non un vigliacco, un fanfarone, un ladro di emozioni, una sgualdrina; preferirei avere il cancro piuttosto che un cuore disonesto. Il che non significa essere pii. Semplicemente pratici. Il cancro può stenderti, ma quell’altra cosa ti stende di sicuro. Oh ma al diavolo… dammi la chitarra, bello, e ti canterò un fado nel più perfetto portoghese”
@@@
“tesoro” mi istruì, “Vuoi frugare in quel cassetto e darmi la mia borsa? Una ragazza come si deve non legge lettere di questo tipo senza rossetto”
Guidata dallo specchio, si incipriò e si verniciò (…). Con un tubetto si disegnò le labbra, con un altro si colorì le guance. Si passò la matita sull’orlo degli occhi, si tinse di azzurro le palpebre, si spruzzò il collo di colonia, si mise un paio di orecchini di perle, e sfoggiò di nuovo gli occhiali neri; così corazzata, e dopo aver osservato con riprovazione lo stato delle proprie unghie, aprì la lettera e la scorse, mentre il suo piccolo sorriso pietrigno si faceva ancora più esile e più duro. Alla fine mi chiese una picayune. Aspirò una boccata. “Ha un sapore perfido, ma è divina,” disse e mi buttò la lettera. “leggila ad alta voce, mi va l’idea di sentirla”
Attaccava: “Mia bambina carissima…”
Holly mi interruppe subito. Voleva sapere che ne pensavo della scrittura. Non pensavo niente: era una grafia sicura, leggibilissima, normale.
@@@
Insomma Holly Golightly è una montatura. Una di quelle persone libresche che non esistono, e non potrebbero esistere se non per gioco, in un hic et nunc. Uno di quei personaggi così sfacciatamente romantici,da, quasi, oscurare il precariato e il cinismo che per forza di cose appesantisce le nostre giornate, come muricciolo innalzato a difesa, per un battito di ciglia. Sotto occhiali neri, ovvio.

A proposito, quelli di Audrey erano Rayban.