Parto alle 8 e 48 del mattino, devo recarmi a Malpensa: questo perché, ve lo spiego, se volete arrivare in Olanda, dal Veneto non ci sono tanti aeroporti connessi alla rete low cost . Mi soffermo su questo punto, anche per fornirvi informazioni, qualora voleste partire. La compagnia aerea che vi porta in Olanda è Transavia, che tempo fa si chiamava Basiq air, ed era la low cost di KLM. Poi Klm è diventata Airfrance, e Airfrance è diventata Alitalia, il tutto con i nostri quattrini, non stancheremo mai ripeterlo. Grazie Silvio-dicono persino i francesi adesso e noi, italiani, continuiamo a dire: prego, mi metto a di tergo e continui a servirsi! Come siamo cortesi, senza nemmeno essere falsi.
Vabbè, piccola parentesi. Transavia serve due aereoporti in Veneto: Treviso e Verona. Treviso tutto l’anno, Verona solo in primavera e in estate. Orari piuttosto del piffero, aggiungo: venerdì partenza di mattina ( E NON VA BENE ), domenica partenza di pomeriggio presto, e mi starebbe bene. Non è mai un low cost stracciato, quello con transavia, ma almeno gli aerei sono spaziosi, essendo che gli olandesi sono i più alti in Europa: il biglietto mi sarebbe costato 160 euro, non è male per averlo preso all’ultimo momento ( martedì per venerdì ). Comunque, non è il mio caso, devo trovarmi con mia sorella alle 18 a Rotterdam e non ho voglia di crogiolarmi per Amsterdam con una valigia (perché poi l’aeroporto non è ad Amsterdam, ma è Schipol). Viaggio all’andata con easyjet e al ritorno con Ryanair, da Bruxelles.
Il treno che mi porta a Malpensa è un Frecciabianca. Cioè un buon intercity. Ovvero? Un Eurocity! Ma adesso si chiama Frecciabianca. Biancafreccia sarebbe stato fin più bello. Più poetico. Ma è vero: più indiano. Dunque? Extracomunitario, sbagliato, criminale. Mettiamoli tutti nelle riserve questi indiani.
La differenza tra un Eurocity e un Biancafreccia? 15 euro? Il biglietto lo pago 28: Padova-Milano. Un tempo pagavo 22, sconto giovani, posto prenotato, fino a Torino. Erano tempi d’oro. I tempi del platonico italiano.
Sbarco a Milano e sono già irritata, ma cerco di dissimularlo muovendomi con spavalda fretta tra i viaggiatori over 65. Vado dal tabacchi e chiedo un biglietto. Pago 7,5 euro. Vorrei sapere dove recarmi precisamente a prendere l’autobus:
“Scusi dove posso…?” non faccio in tempo a finire la frase: l’uomo capisce, a Milano non si perde tempo.
“scende, in fondo a sinistra”
“cioè scendo da lì” indicando una scala mobile
“sì, sì da dove vuole scendere… ” e mi liquida, anche se non ci sono altri clienti.
Nel contempo incontro un tipo di Livorno, visibilmente trafelato perché non trova quel che cerco. Gli dico:
“stia calmo, adesso lo troviamo questo autobus”
“dicono ce ne sia uno ogni 15 minuti”
“sì sì, più o meno… così dicono”
Io, la gente di Livorno, non la capisco. Non perché non articolino le velari precedute da vocali (fenomeno della gorgia), ma per il timbro: quell’uomo poi aveva lo stesso timbro del traffico milanese, impossibile distinguerlo da un taxi.
Usciamo: c’è da andare a sinistra, dico. Sì ma a sinistra dove, dice lui. A sinistra è sufficiente, replico. Sì ma non si vedono autobus, aggiunge. Intanto atteniamoci alle indicazioni prima di perdere la fiducia, sbuffo.
Dopo aver, seppure a sinistra, circuito parte buona della stazione, vedo la Mecca. Il livornese è incazzato. Io gli dico: guardi che è risaputo, che, a Milano, i tabacchi danno false informazioni. Quell’uomo non ci ha detto il falso: ha gonfiato e semplificato la verità, per non sprecare tempo. E’ come il ministro della semplificazione, buon uomo. Mi chiami Marco, mi dice. No. Non la chiamo, la nostra amicizia finisce qui. Sull’autobus ho da fare. E sui voli low cost i bagni sono piccoli: sono giovane e ho bisogno di spazi.
Consegno il biglietto al conducente. E salgo. Dall’Averno sento un uomo che chiede: “Scusi questo va a Linate?” “No, Malpensa”. Anzi, dice “Malpensa”, per ridurre al minimo i tempi. “E c’è un caronte che porta a Linate?”
Vuol farci vedere che ha studiato, mi dico innervosita. Cioè, come se un térun andasse dal panettiere di milano a dire che è dura mangiare il pane con il sale, voglio vedere che gli risponde il panettiere: “va’ a lavorare” gli dice, e pagami il pane, che ai milanesi piace abbondante, di sale. Tutto sto discorso interiore. Ma poi una vocina del cervello mi dice: ma questo chiede Caronte, che lo traghetti all’inferno. Miseria, viaggerà alitalia, pover’uomo. La carità mi prende, sono già al Paradiso come percorso. Infatti il conducente conosce il gergo e gli dice: “Più avanti” e fa anche un gesto con la mano. Il nostro povero viaggiatore prende la sua valigia di cartone e se ne va, abbattuto, verso la navetta di caronte. Sarà mai arrivato a destinazione? Non ci è concesso di conoscere il destino di quell’uomo, che non era neppure un térun.